giovedì 16 giugno 2011

Piloti


Io sono un grande appassionato di motociclismo e in questo post volevo parlare di quelli che, secondo me, sono i più grandi piloti di MotoGP e classi 750 e 500 di tutti i tempi. Non parlo di Valentino Rossi perché con lui non servono parole!!! :) no scherzo, è perché ormai tutti conosciamo i suoi successi e carattere.

Giacomo Agostini

Agostini diede inizio alla sua carriera vincendo nel 1964 il campionato 350cc. L'anno dopo con la squadra MV Agusta e con Mike Hailwood come compagno di squadra, combatté una lunga battaglia con la Honda di Jim Redman per la vittoria del campionato: sembrava che avesse vinto il titolo quando durante la gara in Giappone a Suzuka cadde dalla moto, consegnando il titolo a Redman. Alla fine della stagione 1965, Hailwood si unì alla Honda ed Agostini diventò il pilota principale della MV Agusta, vincendo il titolo 500cc sette anni di seguito per la casa italiana. Ha anche vinto il titolo 350cc sette volte di seguito e 10 Isle of Man TT. Nel 1967 disputò con Hailwood una delle stagioni più drammatiche della storia del Gran Premio. Ogni pilota conseguì 5 vittorie e alla fine il campionato fu vinto da Agostini all'ultima gara della stagione. Agostini sconvolse il mondo del Motociclismo quando dichiarò che non avrebbe mai più gareggiato al TT dell'Isola di Man, dopo la morte del suo caro amico Gilberto Parlotti nel 1972, perché considerava le 37 miglia di circuito non sicure per la competizione a livello mondiale. Al momento, la TT era la gara più prestigiosa del calendario motociclistico. Altri top rider si unirono al suo boicottaggio della manifestazione e dal 1977 l'evento fu cancellato. Agostini sorprese il mondo delle corse quando annunciò che avrebbe lasciato la MV Agusta per guidare per la Yamaha nella stagione del 1974. Inizialmente vinse la prestigiosa 200 miglia di Daytona, la gara motociclistica americana, rivendicò il titolo mondiale 350cc nel 1974, ma infortuni e problemi meccanici gli impedirono di vincere per tanti anni il titolo 500cc. Successivamente si riprese e vinse il titolo molte volte fino al 1975, anno in cui vinse il campionato per la prima volta con una moto a due tempi, realizzando un primato.
Il campionato 1975 fu inoltre l'ultimo titolo mondiale per il trentatreenne italiano. Nel 1976 guidò sia la Yamaha che la MV nella classe 500cc e corse solo una volta nella 350cc, vincendo ad Assen. Per la sfida del Nürburgring scelse la MV Agusta 500cc e la portò alla vittoria, vincendo l'ultimo Gran Premio sia per se stesso che per il marchio e l'ultimo per moto a quattro tempi nella classe 500cc. Si ritirò dalle competizioni motociclistiche dopo aver terminato sesto nella stagione 1977

Freddie Spencer

Spencer diede inizio alla sua carriera diventando campione del mondo per la classe 250 nel 1977 e nel 1978 ed esordì due anni dopo come collaudatore della Yamaha nella classe 500: in quella stagione ebbe anche l'opportunità di scendere in pista nel Gran Premio del Belgio, ma non riuscì ad entrare in zona-punti. Nel 1981 passò alla Honda, dove guidò la NR500 la quale fu il primo tentativo della Honda di far correre una quattro tempi, quando dal 1975 erano state le due tempi ad aver sempre vinto il titolo in 500. La moto inizialmente non ebbe risultati di rilievo, dovute anche alle difficoltà alla partenza dei GP, che al tempo prevedevano l'accensione a spinta delle moto. Infatti la quattro tempi si avviava quando le due tempi erano già alla prima curva. Spencer subentrò a stagione iniziata e riuscì a farla girare sui tempi delle Suzuki e Yamaha, dominatrici dell'epoca. Nel 1982 la Honda abbandonò il progetto NR, schierando la NS 500 a due tempi che si caratterizzava per essere l'unica tre cilindri in gara contro le quattro cilindri Suzuki e Yamaha. Nel 1982 vinse il suo primo Gran Premio in Belgio, e dopo aver bissato tale successo a San Marino si piazzò al terzo posto della classifica generale con 72 punti. Pilota molto veloce sul giro secco, si pose al centro dell'attenzione  soprattutto per aver rivoluzionato lo stile di guida delle moto 500: prima che egli arrivasse, le traiettorie della 500 erano quelle della 250, ovvero classiche e rotonde. Spencer invece ha praticamente introdotto le linee attuali, in cui l'obbiettivo primario diventa fare meno strada possibile con la moto inclinata: nel suo stile di guida importante non è la velocità di percorrenza della curva, ma aprire prima degli altri tutto il gas. Nel 1983, dopo un duello serratissimo con Kenny Roberts, fu campione del mondo della classe regina a seguito di sei successi, sette pole position e 144 punti, solo due in più del rivale. Nella stagione seguente vinse cinque gare, ma cinque furono anche i suoi incidenti e ciò non gli consentì di andare al di là del quarto posto in classifica, delle sei gare portate a termine cinque sono state vittorie. Noto nel paddock per una sopravvalutazione dei propri mezzi, per esempio era convinto di avere la "super vista", ossia la capacità di vedere i volti di tutti i passeggeri di un treno anche attraverso il passaggio a livello, nel 1985 corse sia nella 500 che nella 250, riuscendo a diventare campione del mondo di entrambe le classi, riuscendo nell'impresa di sconfiggere campioni quali Eddie Lawson e Anton Mang. Da quel momento in poi iniziò però la sua crisi: nel Gran Premio di Spagna del 1986, primo della stagione, ottenne la pole position ma dovette ritirarsi a pochi giri dal termine a causa della tendinite mentre era largamente in testa. Altri infortuni (al ginocchio, agli occhi, alla testa) non gli permisero di ottenere un solo punto iridato in quella stagione, ma visto che Spencer rifiutò di farsi curare dai medici, scatenò una serie di dubbi sulla veridicità dei suoi problemi fisici. Ormai nettamente in crisi, colse solo quattro punti nel 1987 e l'anno seguente si ritirò dall'agonismo, salvo tornarci fugacemente con l'aiuto di Giacomo Agostini nel 1989 e nel 1993 con la Yamaha, ottenendo come miglior risultato complessivo un quinto posto in Spagna nell'89. La sua drammatica uscita di scena ha fatto sorgere tra gli esperti alcune domande circa la sua grandezza sportiva: per alcuni fu il più grande, mentre per altri solo il più misterioso. Tra le tante voci è girata anche l'opinione di una crisi sentimentale che ha seriamente segnato questo pilota dalla psicologia molto complessa. 

Eddie Lawson

Lawson iniziò la sua carriera vincendo i titoli 1981 e 1982  nella classe 250 e debuttando nel 1983 in occasione del Gran Premio del Sudafrica nella classe 500 su moto Yamaha, riuscendo a conquistare il titolo nella stagione seguente. Nella stagione 1985 dovette invece accontentarsi di un secondo posto nella classifica generale, preceduto dall'altro americano Freddie Spencer. Si rifece l'anno seguente: si laureò infatti campione del Mondo con sette successi e 139 punti, trionfando contemporaneamente nella 200 miglia di Daytona della superbike. Nel 1987 arrivò terzo preceduto da Wayne Gardner e Randy Mamola, nonostante le cinque corse in cui arrivò primo. Conquistò successivamente il mondiale del 1988 e del 1989 (su Honda, vincendo 4 Gran Premi). Nel 1990 si trasferì di nuovo alla Yamaha, con la quale si aggiudicò la 8 Ore di Suzuka senza però riuscire a tornare competitivo nel motomondiale a causa di un incidente a Laguna Seca che lo mise fuori per diverse gare. Passò poi alla Cagiva nel motomondiale 1991 e con essa ottenne nel 1992 l'ultima sua vittoria nel Gran Premio d'Ungheria Per coincidenza la sua carriera nelle corse iridate ebbe termine dove aveva anche debuttato: al termine del Gran Premio del Sudafrica dello stesso anno si ritirò dal motociclismo professionistico.

Michael Doohan

Dopo aver gareggiato e vinto nei campionati australiani, si fa conoscere al pubblico internazionale nel campionato mondiale Formula TT dove nel 1987 ottiene subito un podio per poi passare al campionato mondiale Superbike, dove nel 1988 vince una gara in Giappone ed entrambe quelle in Australia. Debuttò nei Gran Premi nel 1989 con una Honda NSR 500. Dopo aver gareggiato con successo nel corso dei primi anni novanta, raggiungendo il 3° posto in classifica nel motomondiale 1990 e il 2° l'anno successivo, ha rischiato l'amputazione di una gamba a causa di un serio incidente nel GP d'Olanda sul circuito di Assen nel 1992, incidente che ha comunque provocato dei danni permanenti e l'assenza in alcuni gran premi. Durante la prima parte della stagione aveva accumulato un vantaggio tale che al termine dell'anno è comunque riuscito ugualmente a riconfermare il secondo posto dell'anno precedente, perdendo solo all'ultima gara il titolo mondiale a favore di Wayne Rainey. Dopo un duro periodo di rieducazione e grazie all'aiuto di medici come il dott. Claudio Costa, è ritornato a correre vincendo per ben cinque volte consecutive il Campionato Mondiale della Classe 500 tra il 1994 ed il 1998. Un tratto peculiare del modo di guidare di Doohan nel periodo successivo all'incidente era quello di azionare il freno posteriore anziché tramite il normale pedale di destra (per l'impossibilità di modulare la forza necessaria a causa della gamba ferita) mediante un comando a mano (una leva addizionale "a spinta" posta sulla sinistra del manubrio). Alcuni commentatori hanno sostenuto che tale tecnica di guida costituiva per Doohan un vantaggio nel controllo del freno posteriore, sebbene nulla vietasse agli altri corridori di provare tale soluzione ed alcuni in effetti la tentarono. Nel 1997 ha ottenuto il record, ancora imbattuto, di 12 vittorie in una sola stagione nella classe regina e nel 1999 subì un nuovo sfortunato incidente che, a causa della nuova rottura della gamba, ne ha causato il forzato ritiro.

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